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I SEGUENTI ARTICOLI sono stati gentilmente concessi dall'autore Fabio Danzi, pertanto ogni riproduzione anche parziale del contenuto deve essere autorizzata dall'autore.

STUDI E RICERCHE di     Fabio Danzi

 IL BOSCO DELLE     FONTANE a Cismon del     Grappa

 LE GALLERIE DI GUERRA     di Col Campeggia (Fauna)

LE RISERE di Semonzo

 OASI XEROTERMICA alle     pendici del Monte Grappa

 PICCOLE ACQUE sul     Monte Grappa

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UN'OASI XEROTERMICA ALLE PENDICI DEL MONTE GRAPPA: appunti faunistici e floristici.

Il Pliocene, iniziato circa 5 milioni di anni fa e durato circa 3 milioni d'anni, il clima, dapprima caldo – umido, ha dato luogo al clima mediterraneo e verso la fine del periodo, alla prima grande glaciazione, il Biberg. L'Europa e anche l'Italia sono oramai costituite. Nel Pliocene si susseguirono periodi glaciali e interglaciali, durante i quali avveniva un riscaldamento parziale del clima. Al ritirarsi dei ghiacci corrispondeva la diffusione in Italia e in Europa di specie animali e vegetali di climi freddi o caldi. Le prime colonizzavano le alte cime, libere dal ghiaccio (massicci di rifugio) le seconde s'insediavano a meridione delle calotte ghiacciate, ove il clima era molto più favorevole. Il miglioramento climatico in Europa, ma soprattutto nella nostra penisola, iniziò circa 18000 anni fa quando regredì la betulla lasciando il posto alle conifere. In meno di 10000 anni i boschi misti di decidue prevarranno in tutta Europa.

Come nei periodi interglaciali, in questo miglioramento climatico si assiste alla penetrazione in Europa e nel Mediterraneo di specie xerotermiche di steppa calda. Alcune di queste specie si trovano tuttora relegate in ambienti a clima mite di Svizzera, Austria e della Pianura Padana.

Alle pendici del Monte Grappa esistono aree, di modesta estensione, che grazie alla loro esposizione a meridione, presentano un clima particolarmente mite, se messo a confronto con quello delle zone adiacenti.

La principale di queste è sita tra gli abitati di Pove del Grappa e Romano degli Ezzelini. Quest'area è formata da prati aridi, caratterizzati da terreni magri poco profondi e molto inclinati, riparati dalle correnti fredde e sottoposti a forte irraggiamento solare. Luoghi con queste caratteristiche climatiche si trovano nei Colli Euganei, nei Colli Berici, nelle Prealpi Lombarde, in aree collinari che circondano il Lago di Garda e in certe valli alpine come ad esempio in Valle di Susa in Piemonte. A questi ambienti è stato dato il nome di oasi xerotermiche. Qui trovano il sito adatto al loro sviluppo molti animali e piante d'origine mediterranea, amanti climi caldo – secchi.

Per questi esseri viventi le oasi xerotermiche rappresentano le aree più a nord colonizzate.

In queste aree possono vegetare piante introdotte o coltivate, caratteristiche del clima mediterraneo come il rosmarino, l'alloro, l'albero di Giuda, il cipresso e in particolare l'olivo (valgano d'esempio i pendii di Pove) o trovare rifugio piante colonizzatrici come l'asparago a foglie acute, l'alaterno e l'orchidea di Bertoloni, piante mediterranee presenti nell'area tra Pove e Semonzo. Altre piante indicatrici di clima mite sono la roverella, l'orniello, il bagolaro e le orchidee piramidale e tridentata.

Nelle oasi xerotermiche la fauna è rappresentata da un numero elevato di specie d'origine mediterranea di molluschi, ragni, centopiedi e molti insetti. Amante dei prati aridi è la mantide religiosa che frequenta le piante erbacee tra le quali, grazie alla sua colorazione verde chiara, si mimetizza a perfezione. Quest'insetto raggiunge i 75 mm . di lunghezza ed è un feroce predatore, caccia all'agguato e quando gli occhi gli segnalano l'avvicinarsi di una preda (cavallette e altri insetti), con velocità allunga le sue lunghe zampe anteriori provviste di spine per catturarla. Da noi è specie piuttosto comune.

L'insetto più interessante è la Saga pedo, la cavalletta più grossa d'Europa, che arriva a misurare fino a 12 cm . di lunghezza. Nel nostro Paese questa specie vive in certe località della Sardegna, Sicilia, delle regioni del sud ed ha il suo massimo d'espansione a nord in una località a 7 km . da Rovereto (Galvagni & Prosser, 2004). E' stata osservata a Pove e ad Asolo e nel settembre 2005 ebbi la fortuna di vedere un grosso esemplare in Valle Santa Felicita (Romano d'Ezzelino) e fotografarlo. Nel giugno 2006, durante una ricerca scientifica sempre in Valle Santa Felicita, ne trovai un altro, molto più piccolo, di circa 5 cm . di lunghezza.

La specie è molto rara ed è citata nell'allegato II della Convenzione di Berna che comprende le specie animali che gli Stati contraenti, tra cui l'Italia, dovrebbero proteggere rigorosamente. E' d'obbligo proteggere certe specie animali, ma prima di tutto è necessario salvaguardare il loro ambiente di vita, senza il quale non possono sopravvivere.

La Saga è un ortottero predatore e si ciba di altre cavallette. E' molto aggressiva e dimostra comportamento intimidatorio anche nei confronti dell'uomo. Di questa specie esistono solo esemplari femmina i quali si riproducono per partenogenesi, forma di riproduzione sessuale, nella quale non interviene l'elemento germinale maschile, nella quale cioè un uovo vergine è capace di svilupparsi e di dar vita, da solo, ad un nuovo organismo femmina.

Questo particolarissimo insetto ha trovato nei prati aridi di Valle Santa Felicita l'habitat idoneo alla sua sopravvivenza e sviluppo.

La Valle Santa Felicita , ambiente unico della pedemontana del Monte Grappa, caratteristico per i suoi prati aridi ove si sviluppano piante tipiche della macchia mediterranea come l'alaterno e dove, più in alto, al Col Serrai, è diffuso il faggio, l'albero della media montagna (Busnardo). Ma in Valle, accanto ai prati aridi si possono trovare piccolissime aree fresche umide ove vegeta la capelvenere e sulle rocce, con sorpresa si può osservare uno dei fiori più spettacolari, il raponzolo di roccia. Nel fondovalle, in primavera, volano un gran numero di farfalle, tra le quali la bella Libythea celtis, il cui bruco attacca le piante di bagolaro (Celtis australis), pianta di origine mediterranea.

I cambiamenti climatici degli ultimi decenni, caratterizzati dall'innalzamento delle temperature, stanno contribuendo all'espansione verso nord di specie animali e vegetali. All'innalzamento della temperatura del globo sembra stia contribuendo in modo significativo l'uomo, a causa delle immissioni di gas serra nell'atmosfera (vapore acqueo, anidride carbonica, metano, ossido di azoto). Tali effetti si manifestano in modo più evidente in quei climi più estremi che caratterizzano i biomi artico, alpino, desertico e di foresta boreale (Manes & Capogna, 2005). Dalla rivoluzione industriale ad oggi le immissioni di gas serra sono aumentate considerevolmente. Per quanto riguarda l'anidride carbonica siamo passati in circa 150 anni da 280 parti per milione a 364 ppm e considerando gli ultimi 500 anni essa è aumentata di 3 volte (IPCC, 1995). Si è calcolato che in un anno la superficie terrestre si sta riscaldando in media di 0,15 C°, ma esistono zone della terra ove il riscaldamento dell'atmosfera è addirittura di 3 – 5 C° (IPCC, 2001).

Dalla primavera del 2006 mi sto occupando dello studio delle libellule presenti sul Massiccio del Monte Grappa. In quest'area sono emersi dati molto interessanti. Prima della mia ricerca erano conosciute per il Monte Grappa (area pedemontana compresa) 21 specie di libellule (Minelli, 1966 – Barillaro, 1998) che con la mia ricerca (Danzi, 2006 primavera 2007) sono salite a 30 entità.

Ho osservato la rara Aeshna affinis (Van Der Linden, 1820), entità mediterranea ad espansione eurosiberiana. Questa libellula è in spostamento verso il nord Europa e nella nostra zona non era mai stata raccolta. Altra entità interessante anche se molto frequente nel nostro territorio è la rossa Crocothemis erythraea (Brullè, 1837). E' specie dell'Europa soprattutto meridionale, presente in Africa del Nord e a nord dell'India. Negli ultimi trent'anni, questa specie è in espansione verso nord e si può considerare testimonianza dei cambiamenti climatici in atto (D'Aguillar & al. 1998).

Ma quanto ha contribuito l'uomo a sconvolgere il nostro clima ?.

Sono effettivamente bastati circa 70 anni di industrializzazione e quindi inquinamento (dei soli Paesi più industrializzati) ad innalzare così le temperature ? A provocare uragani e tempeste in luoghi della terra ove non accadevano ?

E poi, i cambiamenti climatici si sono verificati anche milioni di anni fa, hanno sconvolto la terra con le ere geologiche e l'uomo…… ancora non c'era !!!

Stiamo veramente andando verso la desertificazione di grandi aree del globo o è solo catastrofismo messo in atto da certi studiosi e dai max media ?

Noi, purtroppo, non lo sapremo mai!!!

Danzi Fabio - www.mivalsport.it