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Nibbio Reale Milvus milvus

Tassonomia
Già Falco Milvus Linnaeus, 1758, si tratta di una specie politipica con corologia tipicamente europea. Nella Regione Paleartica occidentale sono riconosciute due sottospecie. La ssp. milvus (Linnaeus, 1758) è presente in Europa e in Marocco. La ssp. fasciicauda (Hartert, 1914) è confinata alle Isole del Capo Verde (Cramp & Simmons, 1980).

Distribuzione passata e presente
La specie ha mostrato una contrazione dell'areale e dei contingenti numerici e appare oggi confinata nel Paleartico occidentale. Il declino è apparso particolarmente marcato tra la fine del XVII e per tutto il XVIII secolo, come documentato per l'Inghilterra, la Francia, l'Olanda, la Danimarca, la Svezia, la Svizzera e l'Austria (Glutz et al., 1971; Bijleveld, 1974; Cramp & Simmons, 1980). Lo status in varie regioni dell'Europa orientale e balcanica (Turchia, Iran) e del Nord Africa (Algeria, Tunisia) manca di recenti conferme (Cramp & Simmons, 1980).
Attualmente l'areale appare notevolmente frammentato e compreso interamente nel Paleartico occidentale a Sud del 60° parallelo.
In Italia è presente una popolazione localizzata in modo discontinuo nelle regioni meridionali (Lazio, Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria) e nelle isole maggiori (Sicilia, Sardegna). Un tempo nidificava sicuramente più a Nord (es. in Toscana, Savi, 1827) e indicazioni recenti (Brichetti et al., 1992) indicano come possibile la nidificazione nel Grossetano e nel Senese.
Le popolazioni dell'Europa nord-orientale sono migratrici; quelle più meridionali sedentarie.

Habitat, Ecologia e Biologia di popolazione
Durante l'intero corso dell'anno frequenta aree miste di campagna aperta alternata a zone alberate o moderatamente boscate. Meno legato del congenere Nibbio bruno alle aree antropizzate, predilige alimentarsi in zone steppiche e aperte. La dieta è estremamente varia e composta sia da prede catturate vive, che da carogne e rifiuti. Tende a nidificare sotto i 1000 m. Forma gruppi consistenti in periodo post-riproduttivo.

Habitat: Frequenta preferenzialmente ambienti temperati e mediterranei, ma talvolta steppe boreali e isole oceaniche. Tollera un'ampia varietà climatica, dagli ambienti aridi agli umidi, nidificando in pianura o collina (Glutz et al., 1971). Sovente nidifica in aree forestate a quote più elevate rispetto ai territori di caccia, caratterizzati da pianure incolte, prative, steppe, brughiere, coltivi (Cramp & Simmons, 1980). Caccia anche distante dal nido in vasti ambienti aperti e indisturbati. Ove le condizioni lo richiedano frequenta aree rocciose. In Sicilia appare legato a pareti rocciose alte più di 15m nel 44% dei casi, contro un 56% in aree aperte e steppiche (Massa, 1985). Sempre in Sicilia nidifica dal livello del mare fino a circa 1500 m (Iapichino & Massa, 1989).

Dimorfismo sessuale: Femmina di dimensioni maggiori del maschio, con assenza di dimorfismo cromatico e di variazioni stagionali. Il giovane è distinguibile a breve distanza.

Dimensioni della popolazione: A livello europeo sono stimate in 17.000-35.000 coppie (Tucker & Heat, 1994). La Spagna ospita dalla metà a due terzi della popolazione complessiva (10000 coppie), la Francia 500-1000 coppie, la Germania 1000-1500. In tutte le altre regioni europee la consistenza delle popolazioni oscilla da alcune decine (Austria, Belgio, Danimarca) ad alcune centinaia di coppie (Polonia, Italia). Chiavetta (1981) stimava 120 coppie per l'Italia. Studi successivi indicavano una probabile sottostima, considerata la presenza di 90 coppie in Sicilia (Massa, 1985), benché ridottesi a 40 alla fine degli anni Ottanta (Iapichino & Massa, 1989). In Sardegna sono presenti 10-20 coppie (Schenk, 1980); nel Lazio 5 coppie (Arcà, 1989); in Calabria 11 coppie (Mirabelli, 1978) e in Abruzzo 16 coppie (Manzi et al., 1989).
Dati più recenti stimano la popolazione della Basilicata in 100-160 coppie (Sigismondi et ali, 2001) e la popolazione italiana in 315-400 coppie (Allavena et ali, 2001).

Sex-ratio: Non sono disponibili informazioni in merito.

Comportamento riproduttivo: Il nido viene generalmente costruito su una base preesistente, talvolta un vecchio nido di Falconiforme o Corvide. Il nido è posto su albero maturo (Arcà, 1989) o su parete rocciosa (Massa, 1985). Le coppie tendono a rioccupare le aree della stagione precedente, talvolta con la costruzione di un nuovo nido a poche centinaia di metri dal vecchio (Minganti, 1987). Nel Lazio la distanza tra due nidi è risultata 7.3 Km (n = 4, Arcà, 1989) e in Abruzzo 8.8 Km (n = 5, Manzi et al., 1989). Le coppie, monogame, si formano ex novo ogni anno nelle popolazioni migratrici (probabilmente già in inverno) e si possono mantenere per più stagioni; nelle popolazioni sedentarie i membri della coppia non si disgiungono durante l'inverno. I partner talvolta si rincontrano dopo la migrazione in dormitori già utilizzati in passato e il maschio, nel caso giunga in anticipo, pare disinteressarsi alle altre femmine e attendere l'arrivo della propria compagna (Cramp & Simmons, 1980). La femmina viene nutrita dal maschio durante l'incubazione delle uova e nelle prime tre settimane successive alla schiusa. La femmina alimenta direttamente i nidiacei. Successivamente entrambi i genitori collaborano all'alimentazione dei giovani, anche se sovente il maschio si impegna più della femmina.

Sviluppo: In Italia le parate nuziali iniziano a febbraio e la specie perde le abitudini gregarie tipiche dei mesi invernali. La costruzione (o il riutilizzo) del nido e l'accoppiamento avvengono subito dopo la formazione della coppia, dalla fine di marzo in Sicilia (Iapichino & Massa, 1989) e dall'inizio di aprile nel Lazio (Minganti, 1987). Gli involi avvengono tra giugno e luglio (Brichetti et al., 1992). La covata è composta da 1-3 uova. Viene effettuata una sola covata annua con eventuale rideposizione in caso di perdita della prima covata. L'incubazione dura 31-32 giorni ed è portata avanti solo dalla femmina. La schiusa è asincrona e i giovani si involano dopo 48-70 giorni (Cramp & Simmons, 1980). Nel Lazio una coppia ha prodotto 5 giovani per 3 anni consecutivi (Petretti & Petretti, 1981). Sempre sui Monti della Tolfa nel Lazio, è stato verificato un tasso di schiusa di 0.56, una nidiata media di 1.08 e 1.6 giovani involati per coppia riproduttive con successo (Arcà, 1989). Tale valore è di 2.5 in Sicilia (Massa, 1985). In Corsica è risultato di 1.27 giovani (Patrimonio, 1980).

Alimentazione: La dieta è varia e costituita da prede catturate in volo o da carcasse e rifiuti organici. Frequenta abitualmente le discariche, anche con aggregazioni di molti individui. Tale abitudine appare in contrasto con la tipica caccia isolata o in coppia verificata negli ambienti naturali (Brichetti et al., 1992). Massa (1985) riporta che in Sicilia la dieta è costituita da Micromammiferi (27.4%), carogne (21.6%), Ofidi (15.7%), Anfibi (15.7%), Sauri (13.7%), Uccelli (5.9%). Minganti (1987) nel Lazio ha riscontrato una maggiore componente di Insetti (51%), Mammiferi (25%) e Uccelli (16%). Dall'analisi di 20 nidi in Corsica (Patrimonio, 1990) la preda più frequente è risultata Oryctologus cuniculus (38.8%).

Rapporti con altre specie: Sono stati verificati casi di cleptoparassitismo verso Nibbi bruni e Cornacchie grigie e, viceversa, di Cornacchie grigie verso Nibbi reali (Minganti, 1987).

Cause del declino
La specie ha subito un forte decremento negli ultimi due secoli, in conseguenza della persecuzione diretta dovuta a cacciatori, guardiacaccia e all'utilizzo indiscriminato di esche avvelenate. Le abitudini parzialmente necrofaghe dei nibbi e la sedentarietà delle popolazioni dell'Europa meridionale hanno fatto sì che l'avvelenamento diventasse un fattore a rischio durante l'intero corso dell'anno (Chiavetta, 1981). La situazione per l'Italia appare preoccupante, anche se non critica. La popolazione italiana è considerata in diminuzione su tutta la penisola (Brichetti et al., 1992). Savi (1827) la considerava comunissima in Toscana e Patrizi Montoro (1909) nel Lazio. Attualmente non si hanno prove di nidificazione nella prima regione e appare relegata sui Monti della Tolfa nella seconda. Nelle suddette regioni la scomparsa è collegabile al dopoguerra, considerato che appariva ancora comune negli anni 1935-1945 (Chiavetta, 1981). Le cause della diminuzione della popolazione italiana sono collegabili attualmente a fenomeni di bracconaggio, depredazione dei nidi e disturbo antropico nelle aree di nidificazione (Arcà, 1989).

AVVISTAMENTI

1 ind. in migrazione seguiva a distanza 1 gruppo di Falchi pecchiaioli sopra i colli di Maser (TV) il 28/08/94.
Il 4/05/96 1 ind. osservato in volo sopra loc. Costalunga a Romano d’Ezzelino (TV) ed uno in migrazione il 18/08/96 a Bosco di Vidor (TV).
L’8/04/96 presso il Lago del Corlo ad Arsiè (BL) 1 ind. vola nei pressi delle pareti rocciose che fiancheggiano la distesa d’acqua. Attacca 1 Airone cenerino fino a fargli perdere 1 pesce che portava nel becco per cibarsene. Il 14/04/96 in loc. La Bella presso Follina (TV) 3 ind. di Nibbio reale volteggiano sopra le vasche dell’itticoltura assieme a 11 Nibbi bruni.
Il 26/06/97 osservato 1 ind. in volo assieme a 2 Nibbi bruni presso le Grave di Ciano (Fiume Piave – TV) 2 ind. in volo sopra i boschi di Onigo, Pederobba (TV) loc. La Campanella il 20/09/98.